Sono un uomo nato in una terra straniera,
e non conosco la mia età. Ho dimenticato per qualche ragione
come mi hanno cresciuto i miei genitori. Ricordo la gioia
fragile di un’esistenza che intuivo piena, ma
non ho nulla che valga la pena di strappare
con urgenza all’oblio. La mia storia è appena questa:
una volta, sentendomi respinto, decisi di farmi clown,
abitare quella condizione grazie alla quale si può godere
del tempo e ridere delle mie smorfie, o trovarmi
fastidioso e lasciarmi solo. Tale semplicità è
luminosamente giusta. Così scoprii
che la filosofia è la più limpida delle maschere:
tutto può essere difeso e insieme tutto
può essere distorto e così ho difeso ideali
per i quali fui accusato, ma credo appena
nel mondo, e non mi pesa. Ora sono un uomo
che russa. Ho dovuto abbandonare il letto
delle mie amanti. I miei amici preferiscono
dormire in alberghi piuttosto che venire a casa mia,
e mi fa male che mia sorella dica
che non riesce a riposare nella casa
di nostra madre. Ma penso alla figlia ritardata
dell’uomo più ricco del mondo,
mai apparsa sulle riviste, per la sua riservatezza,
non so se la sua o quella della famiglia, non importa
perché hanno fatto grandi donazioni a istituzioni
per l’integrazione di quel genere di persone. Attraverso
il lavoro e attività pianificate, suppongo. Chiara
è la logica delle malattie contagiose: si diffonde
la lebbra, la tubercolosi, la paura, la mala reputazione
o la tristezza. Comprendo la precisione medica con cui
si estirpano i tumori e per estensione
tutto ciò che è impuro. Alcuni abbiamo paura
di rovinare il cielo. Ma i luoghi in cui non disturbiamo
sono i più belli del mondo: il fiume, gli alberi, i giardini
perpetui dell’infanzia. L’anima dei buoni e dei cattivi.